Boeri Sbaglia
Sul sito INPS i dati e le informazioni contenuti in una scheda sulla previdenza dei dirigenti delle aziende industriali (ex Inpdai) sono lacunosi e appaiono fuorvianti, tali da indurre a conclusioni sbagliate.
Nel documento INPS vi sono omissioni che rendono ingannevole il documento:
- Si legge di prestazioni pari all’80% della retribuzione raggiunte in 30 anni di contributi, anziché 40 anni come avviene per gli altri lavoratori dipendenti. Affermazione non vera: la pensione dei dirigenti industria, contrariamente a quanto avviene per gli altri lavoratori dipendenti non possono, nemmeno teoricamente, mai raggiungere l’80% della retribuzione pensionabile per effetto dei rendimenti decrescenti dei contributi all’aumentare della retribuzione. Ad esempio: con 40 anni di contributi, una retribuzione di € 100.000 (utilizzando le fasce di rendimento 2014) da luogo ad una pensione di circa 65.000 euro (65%), alle stesse condizioni una retribuzione di € 200.000 da luogo ad una pensione di circa 100.000 euro (50%).
- Non viene riportato nel documento che per ottenere la pensione di anzianità anche per i dirigenti occorrevano almeno 35 anni di contribuzione e non si è nemmeno fatto notare che se si andava in pensione dopo 40 anni di lavoro non si percepiva 40/30 ma sempre 30/30 quindi 10 anni di contributi erano quasi inutili.
- Al disavanzo crescente dell’Inpdai hanno contribuito: la possibilità data ai Dirigenti Industria, a decorrere dagli anni ’90 di iscriversi all’INPS, il pagamento di contributi di solidarietà dell’INPDAI all’INPS, la richiesta dell’ INPS alle aziende di iscrivere al contratto commercio le loro divisione autonome, organizzate in forma societaria, che erogavano servizi alle stesse ( commerciale, informatica, ecc.)
- Vengono indicati risultati economici negativi per 3-4 miliardi negli ultimi anni, ma ci si dimentica di sottrarre a questo deficit o almeno di segnalare l’ammontare dei contributi che i Dirigenti Industria dal 1° Gennaio 2003 versano direttamente al Fondo Lavoratori Dipendenti.
- Non si fa alcun cenno al trasferimento del patrimonio immobiliare dall’INPDAI all’INPS valutato nel 2002 in 3.965 milioni di euro.
- Nella scheda ex-Inpdai vengono confrontate le retribuzioni medie dei dirigenti, che normalmente sono relative ad anzianità di almeno 35 anni di contribuzione, con l’insieme delle pensioni dei lavoratori dipendenti, pensioni per le quali, nella metà dei casi, non sono stati versati contributi sufficienti per raggiungere il minimo di pensione. Il documento Boeri presenta dunque un raffronto fra due situazioni non omogenee. La qual cosa, già scorretta sotto il profilo tecnico, porta in questo caso il lettore a considerare i dirigenti industriali gente ingiustamente privilegiata rispetto agli altri lavoratori.
- L’esposizione nel documento prima citato del ricalcolo con il sistema contributivo è ingannevole perché, non riportando il ricalcolo di quelle degli altri lavoratori dipendenti con cui erano fatti i confronti precedenti, lascia pensare che anche utilizzando il calcolo contributivo vi sia un privilegio dei Dirigenti Industria rispetto a questi ultimi lavoratori, cosa non vera!
- Non si parla nel documento di Boeri del tasso di sostituzione retribuzione/pensione che, come spiegato al punto1), per i Dirigenti Industria è di circa il 50% contro il 70-80% degli altri lavoratori dipendenti.
- Ancora oggi dopo oltre 10 anni di versamenti contributivi senza massimali il calcolo della pensione di un dirigente andato in pensione nel 2013 con 40 anni di servizio non prende in considerazione l’intera retribuzione degli ultimi 10 anni come avviene per gli altri lavoratori ma, in questo caso, per 30/40 la retribuzione pensionabile viene plafonata dal vecchio massimale INPDAI, massimale stabilito alla fine degli anni ’90.
Carlo Baccalin :
Condivido in pieno l'articolo "Boeri sbaglia". Aggiungerei una richiesta di verifica del rendimento della macchina INPS. | mercoledì 13 maggio 2015 12:00 Rispondi